lunedì 23 novembre 2009

B-Ball Photos IV





Bamberg "Jako Arena" 24-25-26 agosto 2007, Torneo Internazionale con Italia, Russia, Portogallo e Germania: "Basketball Supercup".

Vinsero coach David Blatt e Andrei Kirilenko. Mi sembrò, dopo il match vs l'Italia (in cui Belinelli si infortunò quasi subito alla caviglia e Bargnani rimase fuori per turnover), che la squadra russa potesse ambire seriamente ad una medaglia (almeno) di bronzo nell'Europeo in programma qualche settimana dopo in terra spagnola. Sbagliai solo il colore del metallo. Blatt mise assieme una tela meravigliosa e la pennellata decisiva arrivò dai polpastrelli naturalizzati di J.R. Holden: la "Spagna che non poteva perdere" sprofondò in quel di Madrid davanti ad un'intera nazione. Un "golpe" incredibile.

P.S. L'Italia iniziò sostanzialmente da quell'Europeo a scoprire che il tunnel delle difficoltà era appena cominciato, anche se l'esplosione di B&B (Bargnani e Belinelli) fu un valido fumo nero negli occhi di tutti. Per altro, nella piacevole Bamberg, il Mago si trovò davanti Nowitzki e disputò la migliore partita in Nazionale che io gli abbia mai visto fare: fu devastante, abbondando oltre il ventello e infilando tutti i canestri decisivi. Oggi qualcosa è cambiato (in peggio), coach Recalcati non è ufficialmente più la guida tecnica della squadra e il futuro non è mai stato così incerto: è evidente che i fiumi di parole hanno fatto il loro tempo; ora servono fatti concreti. Pianigiani o meno...





*Somiglianze*


Kanye Omari West a sx [rapper e produttore discografico statunitense] & Baron Walter Louis Davis a dx [giocatore Nba attualmente a L.A. sponda Clippers]









sabato 21 novembre 2009

giovedì 19 novembre 2009

B-Ball photos III


"The Cage": tra West 4th Street & 6th Avenue nel Greenwich Village, Manhattan NYC
Altro playground, altra istituzione del basket da strada. Il perchè del soprannome è abbastanza ovvio ed il livello del gioco rimane tutto l'anno altino. Dal 1977 va avanti "The West 4th Street League", un torneo che fu creato da un guidatore di limousine, tale Kenny Graham. Requisiti: voglia, trash-talk e zero paura."That's BasketBall City, baby!"




Eagles 1990 Cantù - Sturm und Drang
La prima foto è proprio mia, la seconda l'ho recuperata dal web (perchè penso riesca a mostrare e in qualche modo concretizzare la pura essenza dell'arte del tifo). In Italia di curve così ne sono rimaste poche, forse si può farle stare sulle dita di una mano. Al Pianella i cori per i giocatori si fanno assai di rado, perchè prima di tutto viene la squadra: "lotta sempre e vincerai. Non ti lasceremo mai!". Una fede incrollabile, l'orgoglio di averla; l'onore da mantenere, col sudore e con il cuore. In questa zona della Brianza si vive di emozioni e fidatevi che quelle che regala il Pianella sono di un'altra categoria.
Un coro in particolare mi è rimasto dentro: "Ricordo quando ero piccolino-mio padre mi portava al Pianella-vedendo quella curva ho capito-quant'era importante fare il tifo---da allora tanti anni son passati-ma quei colori non li ho mai lasciati-ed anche se mi costerà fatica-io tiferò Cantù, io tiferò Cantù, io tiferò Cantù tutta la vitaaa! ---ma perchè?-ma perchè?-ma perchèè?-mi domandano perchè?-perchè ovunque tu sarai-noi saremo con te!"
Ogni volta brividi.




"New Orleans Arena", 25 agosto 2005
Quattro giorni dopo il mondo conobbe la forza devastante dell'uragano Katrina. "The Big Easy", entusiasmata nella stagione precedente da Earl "J.R." Smith III (raffigurato nella gigantografia di sopra, ed oggi in forza ai Denver Nuggets), era appena divenuta la città di Chris Paul ed un grande scossone, in meglio, lo si pronosticava solo per le sorti della franchigia Nba targata Hornets. Noi riuscimmo ad aggirare l'uragano grazie alle previsioni dei telegiornali e dei meteo locali e a raggiungere le zone più sicure della Louisiana prima e della Florida poi. Successe tutto nel giro di pochissimo e fu assolutamente incredibile. Ma lo rimane tutt'ora.

martedì 17 novembre 2009

Il mio punto di vista (letteralmente) sul basket...B-Ball Photos 2




The Palestra. Luogo sacro e "Cattedrale" del college basketball, situata presso la University of Pennsylvania. Arena forgiata dalle centinaia di battaglie tra i cinque top team philadelphiani: Penn, Villanova, Saint Joseph's, La Salle, Temple.



Gli 8.722 seggiolini di The Palestra profumano di storia cestistica come pochi altri posti al mondo. Le sfide della Ivy League, come quelle del torneo NCAA, e i favolosi derby infracittadini hanno infatti infuocato la Città dell'Amore Fraterno da decenni e sopra questo parquet hanno compiuto le prime imprese fior fior di giocatori. Uno di essi, seppur a livello liceale (Lower Marion HS), è stato tale Bryant Kobe...
Entrare a The Palestra, per chi volesse, è un discreto problema, perchè le porte sono solitamente bloccate ed apribili solo con le tessere magnetiche. Piccolo consiglio: cercare qualche "addetto" nell'adiacente stadio di football oppure, con un pò di cu.., ehm, fortuna, trovare qualche giocatore di basket/volley dell'università (Dio benedica quello che avevo incontrato io...). Ah già, inutile fare 1 (2 o 3.....) giri della struttura: l'ingresso è esclusivamente quello frontale.









Boston e Springfield.





Due luoghi del Massachussets accomunati da una cosa precisa: la Hall of Fame. A Springfield c'è la sua casa vera e propria; a Boston c'è (stato) uno dei suoi più grandiosi ed immortali inquilini: Larry "Legend" Bird.








Holcombe Rucker Park, NYC.





La "Santa Sede" dei playground non solo newyorkesi, ma anche mondiali. The Goat, The Hawk, Skip To My Lou, Pee Wee, The Abuser, The Pearl, Half Man - Half Amazing, The True Warrior...chi più ne ha più ne metta...perchè: "Al Rucker non esistono nomi, solo soprannomi".





Consiglio personale: guardare 'Gunnin' For That #1 Spot'...tra i protagonisti del documentario, ambientato principalmente proprio al Rucker, anche Brandon Jennings e Michael Beasley...













Coney Island, "the other Garden".




Qui vicino furono girate le scene finali del film "Warriors" ("I Guerrieri Della Notte" il titolo italiano) di Walter Hill, ma la suddetta zona è stata (ed è tutt'ora) la signoria della decennale dinastia dei Marbury. Il più famoso? Stephon "The Future" Marbury, dominatore del playground a partire già dai primi anni dell'adolescenza. Gli altri? I cugini Jamel Thomas (principesco tiratore visto a Biella, Teramo, Siena e Napoli) e Sebastian "Bassy" Telfair (oggi a L.A., sponda Clips). Il prossimo? Ethan Telfair...parola dei cugini...

Il mio punto di vista (letteralmente) sul basket...B-Ball Photos 1



Chris Jackson, meglio conosciuto come Mahmoud Abdul-Rauf, ai tempi di Roseto.(Qui all'All Star Game di Torino insieme all'ex napoletano e udinese Mike Penberthy).
Nonostante la sindrome di Tourette un autentico manuale vivente del Gioco.
Sempre All Star Game al PalaRuffini di Torino. Stavolta però,omaggio da parte della Nazionale Italiana al compianto Enrico "Chicco" Ravaglia (davanti a tutti l'amico Poz con le lacrime agli occhi).

Un giocatore ed un sorriso unici portati via troppo presto. "Vivere nel cuore di chi resta vuol dire non morire mai...Bye". Striscione Eagles Cantù nel derby con Varese: 8 gennaio 2000 .




Nel corridoio che circonda il cuore di "The Palestra" @ Philadelphia c'è, tra le tante foto e cimeli, lo stendardo della storica vittoria dei Wildcats nel Torneo NCAA 1985.
Coach: Rollie Massimino. Leggenda. Sul parquet: Ed Pinckney. Eletto poi "Most Outstanding Player". Villanova, numero 8 della sua parte di tabellone, raggiunge incredibilmente le Final Four con sede a Lexington (Kentucky) e dopo aver fatto fuori Memphis State, vince anche con la favoritissima Georgetown di Patrick Ewing. 66-64: uno degli upset più sorprendenti della storia del college basketball.


Lo storico maglione rosso indossato da Coach Bob Knight nei suoi gloriosi anni sul pino della Indiana University.
Personaggio esuberante, controverso e geniale fino all'eccesso. Come lui non ne esistono altri e non sono mai esistiti. Una frase del Coach dal libro di Joan Mellen 'Bob Knight: His Own Man' : "It's a simple, goddamn thing. I just say, 'Hey, kid, goddamn it, be the best player you can be' "




Bobby Simmons fuori dalla palestra estiva più competitiva e "cool" degli Stati Uniti (è stata spesso casa, ad esempio, di MJ): "Hoops The Gym".
B-Sim, all'epoca ai Clippers(Most Improved Player nel 2005), oggi gioca per i derelitti New Jersey Nets, dopo aver strappato un bel contrattone ai Milwaukee Bucks gli anni passati.
Hoops The Gym, nel quartiere di West Loop, Chicago (1380 W. Randolph Street) è luogo frequentatissimo dai giocatori Nba, chicagoani o meno. Quando sono passato io si stava allenando anche Juwan Howard, ex Mavs e oggi a Portland, ed è qui che Ron Artest fece saltare un paio di costole al rientrante (ai Wizards) Michael Jeffrey Jordan.
"Hoops the Gym Stadium Club is one of Chicago's finest private basketball gymnasiums, available for private group rental 24 hours a day, 7 days a week for between $90 and $100 an hour. No membership is required. Conveniently located downtown, this club features a three-court gymnasium with 30-foot ceilings, state-of-the-art lighting, maple flooring and full-service locker rooms. A first-floor party room and mezzanine-level skydeck with skybox are also available for rental. The courts can be used alone for basketball or volleyball, or in combination with the event areas to create an ideal setting for corporate events, fundraisers, tournaments or birthday parties." da chicago.metromix.com

Where Eagles Happen

Gara 4 Play off: Cantù vs Roma

Nba business...A.I.

Breaking news. Fonte: ESPN.COM.

“The Allen Iverson experiment with the Memphis Grizzlies is over.


Memphis announced Monday that the team has ended its one-year contract with the 10-time All-Star and former league MVP in what it called a mutual agreement. Iverson was not placed on waivers by the 6 p.m. ET deadline on Monday so is expected to be waived on Tuesday, a league source told ESPN.com's Chris Sheridan.


Under the agreement, Iverson will receive only a fraction of the $3 million he was scheduled to earn.”


Tre partite. Ecco quanto è durata l'esperienza nel Tennessee di Allen I.


Che i rapporti con l'ambiente si fossero ben presto deteriorati era chiaro; che in breve si sarebbe giunti ad una risoluzione anche. The Answer adesso rischia di fare la fine di Latrell Sprewell, sempre che una "pazza idea" e uno stilista non lo salvino...


Three things you didn't know about Iacopo Squarcina

Did you know that Iacopo Squarcina...
  1. Translates to the number 9 in numerology
  2. Has the Eurasian Three-Toed Woodpecker as their Power Animal
  3. Shares their name with a guesstimated 0 Americans?
See more at http://www.isthisyour.name

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lunedì 16 novembre 2009

Ora si: Brandon Jennings = The Future



Va bene che Fiba ed Nba sono due universi lontani miliardi di anni luce; va bene che di fronte c'era la "difesa" di coach Nelson e Golden State; va bene che ogni tanto qualcuno veda comparire la "Madonnina dei canestri" sopra il tabellone e resti in trance per 48'; va bene tutto. Ma Brandon Jennings = 55 ?!?


Che prestazione da parte del ragazzo da Compton...A Roma, però, mi sa che se lo ricordavano un filino diverso...


Conseguenza.

La domanda che sorge spontanea è: ma se adesso agli "High Schoolers" americani questo sembra un facile 1+1 (cioè: B.J. è andato a giocare in Europa un anno ed è tornato così, allora anch'io...), non è che già dalla prossima stagione il flusso diretto dalla HS al nostro basket si rifocillerà di nuovi elementi?

Nba business...






Breaking news. Fonte: NBA.COM

"Charlotte Bobcats general manager Rod Higgins announced today that the team has acquired guards Stephen Jackson and Acie Law from the Golden State Warriors in exchange for guard Raja Bell and forward Vladimir Radmanovic."

Captain Jack fa dunque le valigie e trova sistemazione presso coach Larry "play in the right way" Brown...inutile proseguire perchè solo il tempo ci dirà cosa deve accadere...
Ad occhio, senza conoscere contratti, salary cap o cifre circolanti, Golden State sembra aver deciso di puntare ancora più forte sui free-agent dell'estate prossima ventura; inoltre, uno come Raja Bell non lo butterei via tanto facilmente...mentre Vlado...diciamo che il suo l'ha già dato, ecco...




*Somiglianze*


Calvin Cordozar Broadus Jr. aka "Snoop Dogg" [rapper, attore e produttore discografico] & Peter John Ramos ["Currently plays for Piratas de Quebradillas in Puerto Rico Professional League (BSN)"]

sabato 14 novembre 2009

Pagine di Basket___4





- Un altro spazio della mia libreria cestistica è occupato da BasketBiz: I Signori del Gioco di Eldon L. Ham. La sintesi, presa dal sito “libreriadellosport.it” (e sostanziale copia di quella presente sul testo originale), recita così: “Un libro sull'irresistibile storia dell'ascesa della National Basketball Association come non era mai stata raccontata prima. Porta alla luce decenni di manipolazioni dietro le quinte e di battaglie campali che hanno forgiato la lega e generato una macchina da spettacolo che sembrava perfetta, prima del brutto pasticcio di egoismi e bigliettoni che ha portato alla quasi distruzione del 1998. I Signori del Gioco spiega nel dettaglio come gli insider, quali David Stern, Rod Thorn, Jerry Reinsdorf, Ted Turner ed altri, hanno collaborato con la superstar Michael Jordan, il suo agente David Falk, la Nike ed i media televisivi nell'architettare la più grande società per la commercializzazione dello spettacolo nella storia dello sport professionistico.”



Dalla stagione del lockout qualcosa è naturalmente cambiato e a svariati quesiti posti nel libro il tempo ha dato la sua risposta. Ciononostante, a forza di sentire pronunciare frasi come “it’s just business”, il rischio di salutare definitivamente l’anima più pura del gioco rimane ben presente nell’aria. La crisi globale dell’economia inoltre costringe a rimanere sempre all’erta e come si chiede Ham, “la Nba sarà in grado di mantenere la sua grande popolarità ed evitare il tracollo finanziario?”. Per fortuna, loro e nostra, esistono i vari Kobe, Dwyane e LeBron, eredi diretti di Sua Maestà il 23, ed altri sono già in ‘programmazione’.



L’autore fa i conti con le guerre interne ed esterne vissute dalla Lega fin dalle origini, presentandole con “uno sguardo imparziale”: l’esito regala ad un lettore come me una nuova, inesplorata, prospettiva del mondo del basket USA, troppo spesso visto solo come ricoperto di rose e fiori. Non è così; non lo è mai stato. Niente però serve a spiegare meglio le cose di un resoconto completo della realtà dei fatti: in questo, c’è da dire, Eldon Ham è un maestro.



Ecco un estratto dal capitolo:



“Il complotto del tetto salariale”



“Quando Minnesota scelse il rookie Kevin Garnett, che proveniva dall’High School (e poi firmò un contratto record di 126 milioni di dollari), Garnett non solo si conquistò le copertine, ma attirò anche l’attenzione di tutti i proprietari Nba, i quali finalmente capirono a che punto erano arrivati: alla perdita completa del controllo. Nessuno – forse nemmeno i proprietari stessi – è in grado di ripercorrere con sicurezza la genesi del lockout e del braccio di ferro dei proprietari, avvenuto nel 1998; ma si potrebbe scommettere sul fatto che, il giorno della firma del contratto di Garnett, avvenuto nei primi giorni dell’autunno 1997, un missile economico le cui onde d’urto arrivarono direttamente ai portafogli dei signori del gioco si abbattè sulla lega.”


NBA: 2° Ciak


Steals Leaders: oggi come oggi in testa al gruppo c’è un diabolico Rajon Rondo @ Boston, con 3 furti netti a partita; subito dietro troviamo un sorprendente, ma non nuovo per la categoria, Larry Hughes @ NYC _2.29 (che se ogni tanto recapitasse qualche pallone in più nelle mani del Gallo sarebbe anche maggiormente degno di lode), poi ex-equo il Mamba @ sapete dove e Mario Chalmers @ Miami, entrambi a quota 2.25. Complimenti a Super Mario comunque, non tanto perché è stato fin’ora bravo a non patire la presenza del boricua Arroyo, quanto perché resistere ad alti livelli dalle parti di South Beach (dove ogni sera due sirene ti attraggono) non è cosa facile.

1- Resto con Rajone nostro, perché da uno così ti puoi aspettare tutto…

2- KB24 da Hollywood ruba palloni e riflettori a chiunque e a piacimento…

3- Dico D-Wade. Il soprannome, “Flash”, penso dia già un’idea del tipo, poi come si insinua lui nelle linee di passaggio non lo fa nessun altro…

Possibili outsider: Mariolino Chalmers resta, Larry Hughes meglio aspettare a cantar vittoria. Il Barone @ Clippers è costantemente appostato dietro i primi e non lo escluderei affatto, al pari di Danny Granger @ Indiana (ormai una delle stelle del firmamento Nba); oltre a questi però, un euro su Andre Iguodala @ Città dell’Amore Fraterno lo spendo volentieri. Ah: nel caso, di Lebrone già sapete.

Turnovers leaders: qui non compilo nemmeno una classifica. Primo, davanti a tutti a mani basse, c’è e ci sarà sempre quel meraviglioso giocatore che risponde al nome di Gilbert Arenas @ Washington. Un “Wizard” pure nel gettare al vento lo Spalding ma ad un talento del genere io concedo qualsiasi cosa. Grazie veramente di tutto Agent 0.

Scoring Leaders: più o meno la classifica è la medesima dei papabili al titolo di MVP. Attualmente Kobe @ L.A. ne verga 33 ad uscita (1°), Wade @ Heat scrive puntualmente 30.6 (2°) e James @ Cleveland 28.2 (6°). In mezzo ci sono Kevin Martin (superlativo @ Sac-Town), ‘Melo @ Denver (che ha dichiarato di non essersi mai sentito così carico ed in forma come quest’anno) e Chris Bosh @ Toronto (quasi 29 a notte, col 50% dal campo e un perfetto 8/8 da tre totale).

1- Kobe resta lì.

2- Flash pure.

3- Tra LBJ e Kevin Martin, vado col secondo… tanto per cambiare un pò…

Possibili outsider: al di fuori dei già citati resta poco. Unici intrusi, di lusso peraltro, possono risultare WunderDirk @ Dallas e l’elettrizzante Kevin Durant @ OKC.

Piccola postilla: il Mago viaggia a 19.6 di media, il Gallo a 15.4. Vi vogliamo così!

venerdì 13 novembre 2009

Pagine di Basket___3







- Ora parliamo di due libri sorti dalla maestria di un medesimo autore: Christian Giordano. In collaborazione con il grande Ricky Morandotti e la sua collana “Libri di Sport”, ha pubblicato dapprima una biografia intitolata Michael AIR Jordan (1999) ed in seguito ha dispensato lezioni di storia cestistica con Centodieci storie di basket: Grazie, Dottor Naismith! (2001).

Il volume riguardante Sua Maestà è stato anche il primo libro sulla pallacanestro che io abbia letto per intero. Avevo 11 anni all’epoca, MJ aveva da poco regalato al mondo THE SHOT versione 1998 (quello originale infatti non è nemmeno il famoso “Here's Michael at the foul line, the shot on Ehlo...good! The Bulls win!”, anno 1989 vs Cleveland, ma il canestro vincente della finale NCAA 1982 tra UNC e Georgetown) e ai miei occhi nessun altro si poteva nemmeno avvicinare al numero 23. Grazie all’attuale redattore di Sky Sport 24, invece, ho avuto la possibilità di conoscere Jordan sotto ogni sua veste e di venire finalmente a pieno contatto con quel mondo di cui MJ faceva parte.

Ogni nome nuovo che incontravo nella lettura diveniva automaticamente punto di partenza per una nuova ricerca e se magari di Patrick Ewing o Karl Malone qualcosa già sapevo in maniera approfondita, del “santone” Dean Smith, ad esempio, non possedevo grandi notizie, se non qualche ricordo sparso di frasi pronunciate durante le telecronache degli incontri su Tele +. E’ stato dunque una sorta di primo bacio, il mio primo vero impatto con la letteratura cestistica, difficile da scordare soprattutto per la grande capacità dell’autore di rapire l’attenzione del lettore: Giordano non sarà uno scrittore-artista come Buffa, ciononostante ha la meravigliosa capacità di raccontare senza mai annoiare, facendo scorrere le parole una dopo l’altra in una sinfonia unica, simile nel risultato al lavoro degli incantatori di serpenti.

Del 23 inoltre è anche difficile riportare perché si rischia di cadere nel banale, nel “già detto mille volte”, ma non è certo il caso del “nostro”: quando un paio di anni dopo infatti mi tornò la voglia di riassaporare il mito di Sua Maestà, la lettura fu di nuovo tutta d’un fiato. Questa seconda volta poi riscoprii un particolare a cui nella prima diedi poco credito: il Jordan “behind-the-scenes” [La virgolettatura è presa dall’edizione americana del The Jordan Rules di Sam Smith, libro che considero come una sorta di approfondimento della biografia di MJ, raccontato in questo caso soprattutto dal punto di vista dell’uomo anche, se non soprattutto, con tutte le sue debolezze (“an intense, fascinating portrait of the incomparable Michael Jordan”)]. Alla resa dei conti dunque, una biografia degna della grandezza di Michael Jeffrey Jordan.

Ecco un estratto dalla presentazione dell’opera:

“Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che un ragazzino di campagna del North Carolina, che a 15 anni non faceva nemmeno parte della prima squadra del suo liceo, sarebbe diventato la massima icona dello sport mondiale. Di tutti gli sport, di ogni tempo, di qualsiasi Paese.

Un uomo che non sembra più essere tale. Un mito che cammina, una macchina da soldi senza precedenti. Un giocatore sensazionale per il quale, da anni, non esistono più aggettivi né iperboli atte a descriverlo. Un atleta che ha saputo trascendere gli angusti confini dello sport, del tifo, della razza. Per tutti, ormai, è solo e semplicemente “Michael”. Il cognome è diventato superfluo.”

La successiva fatica di C.G. (un regalo per le 110 candeline spente nel 2001 dal Basket USA) è invece un viaggio nella storia della pallacanestro dalle sue origini, anno di grazia 1891, attraverso le molteplici rivoluzioni (Angelo “Hank” Luisetti e l’invenzione del “jump shot”, Danny Biasone e l’idea dei 24”), fino a squadre, giocatori e personaggi che hanno reso questo Gioco, il più bello e divertente al mondo. Ogni episodio, appassionante, divertente e a volte ai limiti dell’incredibile, racchiude l’essenza del basket a stelle e striscie, che da sempre convoglia mistero e leggenda sotto lo stesso tetto. A mio parere, un libro indispensabile per chi ama questo meraviglioso Sport.

Ecco un estratto dalla prima storia della “Parte Prima”:

James Naismith, l’inventore del basket : “Il Gioco del Dottore”

“A differenza del baseball, il cui inventore è ancora oggi argomento di discussione, il basket fu indiscutibilmente la creazione di un solo uomo, il dottor James Naismith. L’invenzione risale al lontano 1891 e, secondo alcuni, fu ispirata dall’antico gioco del pok-ta-pok, diffuso fra gli indiani Maya. Il pok-ta-pok consisteva nel far passare una piccola “palla” attraverso un cerchio di pietra appeso a una parete di roccia. Naismith però ha sempre negato d’essersi in qualche modo ispirato al gioco centroamericano. E’ più probabile che l’idea derivi, almeno in parte, dal Duck On A Rock, un gioco che si fa da bambini in America: i ragazzini provano a buttare giù dalla cima di un masso un sasso delle dimensioni di un pompelmo tirandogli contro dei sassolini più piccoli.

Ancora oggi pochi sanno che l’ideatore di questo grande sport americano era un… canadese […]”


Pagine di Basket___2




- Nella corsia successiva ci metto Il Taccuino di Dido Guerrieri (a cura di Massimo Turconi).


Premessa: una mente, un’intelligenza, una memoria e, in sostanza, una figura come quella di Giuseppe “Dido” Guerrieri da Civitavecchia non le ho mai incontrate prima e sono sicuro che non ritroverò più sul mio cammino. Un pozzo di scienza in carne ed ossa. Ogni singola volta che l’ho incontrato, ho ascoltato le sue storie, ho letto i libri che mi ha regalato, ho parlato con lui, mi è sembrato di viaggiare nelle viscere della storia del basket: un’esperienza unica e arricchente.


“Il Taccuino” corrisponde in pratica alla raccolta di tutti gli articoli comparsi, dal 1978 al 1991, sul Superbasket di Aldo Giordani sotto l’omonima rubrica firmata dalla penna dell’Eternauta. Ogni punto di vista della sua vita (di allenatore e uomo) è toccato e la “prosa” che ne viene fuori dimostra la schiettezza, l’acume ed il bagaglio culturale in possesso dell’ex coach (anche) della mia Torino, quella dei tempi d’oro. Gli aneddoti si sprecano, idem dicasi per citazioni e considerazioni (pure su temi scottanti) ed un altro protagonista della compilazione è il suo gatto di casa, Silvestro, un “filosofo”, che non soltanto parla ma tratta di basket divinamente, fino alla sua dolorosa scomparsa. In fondo comunque, riuscire a spiegare un’opera del genere rasenta l’impossibile e l’unico modo per risolvere il problema è leggerla tutta dal principio, attraversando Sesto San Giovanni, Milano, Roma, Bologna, Torino o Seattle sempre in intrepida attesa, l’attesa del conoscere e del sapere, ma soprattutto mai indossando qualcosa di viola (porterebbe sfiga... grazie Dido).


Nota a margine: non lasciatevi ingannare dalla datazione arretrata, le parole dell’immenso Prof. “stay eternal”. Ecco quindi un estratto, penso significativo, da uno degli articoli composti nel 1983:


“Eternauta per vocazione”


“Nuovi universi umani da incontrare, mostri da sfuggire, oasi dove approdare. Anche la Slobbovia ha una sua orrida bellezza, ma anche Fogar è partito per il polo per esplorarlo, per stare là un po’, ma poi (lui spera ed io con lui) tornare. Dunque l’eternauta si prepara spiritualmente a lasciare la Slobbovia; partirà, lo saprete (e lo saprà lui stesso) in primavera, se ancora, come si spera, la primavera riapparirà fra noi.”


[ndr. Fogar, Ambrogio: esploratore; Slobbovia: sta a voi scoprirlo…]


Pagine di Basket___1




Per chi vuole leggere di basket, farsi… “un po’ di cultura cestistica”, ecco alcuni dei libri che ho divorato, visto, sfogliato, amato, apprezzato e portato in giro per il mondo…


- In cima, punto di riferimento assoluto, c’è la trilogia sportivo-letteraria a cura di Federico Buffa: Black Jesus, Black Jesus 2, Black Jesus – The Anthology. Non vorrei sembrare blasfemo, ma a mio parere una “Bibbia della pallacanestro”.


L’ “Avvocato”, come è noto, rappresenta la metà artistica e aneddotica (ma non solo…) della fantastica coppia di telecronisti “Tranquillo&Buffa” ed è per molti (me compreso) autentico personaggio di culto dell’ambiente cestistico made in USA. Buffa possiede un incredibile “cervello” per questo meraviglioso sport di cui riesce a raccontare ogni minima sfaccettatura in uno stile originale ed incomparabile. Tra le altre cose è anche uno sfegatato tifoso milanista, come il sottoscritto, ed è spesso e volentieri voce di commento anche all’interno di specifici programmi in onda su Milan Channel. Insomma, riassumendo: come lui non ce n’è. La trilogia comprende racconti su personaggi incredibili, eventi che (non) hanno cambiato la storia di questo giochino, pieghe sorprendenti del magico mondo americano ed ognuna di queste narrazioni è documentata e riportata tramite i cavilli dell’esperienza diretta o con il più basso dei “gradi di separazione”, interagendo con persone o luoghi che hanno vissuto appieno il fatto/tema in questione. Fulcro di tutto, meglio non scordarselo mai, resta il pallone a spicchi, il migliore e il più fedele degli amanti.


“Black Jesus” è dedicato a tutti coloro che amano non solo la realtà dei fatti ma anche la loro potenzialità artistica ed immaginativa. Chi non condivide, prego astenersi.


Un estratto dal capitolo dedicato a


Raymond Lewis: Il più grande che non sia mai esistito”


“In fondo a South Central, a partire dalla fine degli anni Sessanta, iniziava il principato di Raymond Lewis, l’uomo che faceva piovere (“Make it rain, Ray Lew, make it rain”). La leggenda parla chiaro: “The greatest who never was”, il più grande che non sia mai esistito.


Chissà perché le leggende dell’asfalto americano non muoiono mai nei giorni normali. Earl Manigault chiuse gli occhi assieme a Frank Sinatra, Rey Lew ha lasciato scivolare l’ultimo pallone il giorno che Allen I ha stretto forte il suo primo trofeo da MVP all’All-Star Game. Correva l’11 febbraio 2001. Ogni paragone con Ive è assolutamente non casuale. George McQuarn, che allenava Lewis a Verbum Day, […] ha sempre ricordato a tutti che il Principe era nella categoria di Allen I. No, un momento. Più forte.


[…] Chi lo ha visto dice che trattava la palla molto meglio di gente che aveva anelli Nba al dito e il rapporto tra difficoltà e distanza di tiro era da intendersi così: tirava da 4 metri come gli altri da 2 e pare fosse lecito proseguire la proporzione con le cifre 10 e 5.


[…] Una mattina Marques Johnson, ex Crenshaw HS e UCLA, vide un 40enne in pantofole, annoiato dagli eterni tempi fotografici, isolarsi con un pallone. Pioveva anche quel giorno. Fate 15 in fila.”

giovedì 12 novembre 2009

NBA: 1° Ciak









MVP: Corsa a tre, as usual.

1- LBJ23, il Re…


2- KB24, il Mamba…


3- MV3, D-Wade…

Possibile (ma difficile) outsider: io vado col ‘Melo del Colorado… Tra i bostoniani impossibile sceglierne uno in particolare.


Miglior Rimbalzista: al momento guidano il figlio del tennista (Noah @ Chicago: 12.2), Gerald Wallace @ Charlotte(una guardia, !!!, per chi non lo sapesse…12.2) e CB4 (al secolo Chris Bosh, @ Toronto: 11.5). Io alla fine dico:

1- Dwight Howard, Superman di nuovo…


2- Marc Gasol, il fratello di Pau (attualmente 4° ma in rampa di lancio)…


3- Joakim Noah, al ritorno di Tyrus Thomas calerà un po’…

Possibili outsider: se Geraldo rimane lì è irreale; Marcus Camby @ Clippers (recupera Blake, please…); Brendan Haywood @ Gilbert’s Town (Washington) e David Lee @ NYC.

Miglior Assist-man: i primi cinque di ora sono sopra tutti e di li non si scappa: al massimo si possono invertire le posizioni, ma questi restano.


1- Quel “fuckin’ genius” di Steve Nash @ Phoenix_12.6 (già due gare col ventello alla voce assist ed in fuga solitaria)


2- L’erede di John Stockton, cui manca però un Karl Malone accanto: Deron Michael Williams @ Utah_9.9


3- CP3 @ New Orleans_9.3 (Chris Paul è evidentemente il miglior play sulla piazza, ma se la tua guardia titolare è, con rispetto parlando, Devin Brown… comunque sia, giocatore di altro pianeta)


4- Rajon Rondo @ Boston_9.2 (qui la natura ha modellato un essere incredibile: potente, atletico, indistruttibile, visionario, irrequieto e chi più ne ha, più ne metta…)


5- “Jasone” Kidd @ Dallas_8.6 (Picasso e Da Vinci messi insieme: la fantasia al potere anche a 36 anni)

Possibili outsider: zero. Sempre che LeBrone (per ora 6° con 7.5 regali a sera) non si svegli con una voglia matta anche di questo premio…


Miglior Stoppatore: Superman di sti tempi non pare lo stesso dell’anno passato, perciò anche Roy Hibbert @ Indiana ha il diritto di stare in cima con 2.67 respinte al mittente…

1- Josh Smith @ Atlanta (come sale nel cielo della Georgia “J-Smooth”, non ci va nessuno dall’epoca del Vince Carter canadese)


2- Marcus Camby @ Clippers (il suo marchio di fabbrica da sempre e con Blake Griffin sano, anche nell’altra Los Angeles torna il divertimento)

3- Fiducia all’ex Georgetown Hibbert, anche se Brendan Haywood nella Capitale ci va giù pesante, infortuni permettendo…

Possibili outsider: or ora ci sono altri 8 giocatori con almeno 2 stoppate a partita (Dwight Howard non è tra questi ma non lo escluderei in partenza…). Io dico Al Horford @ Atlanta e Greg Oden @ Portland; a questi però aggiungerei un’altra sorpresa, al momento ai box: Tyrus Thomas @ Chicago.

A "casa" del Mazza...









(Nelle due foto al di sopra della bandiera uruguaiana: Kyle Lamonte, sx, e Will Caudle, dx)

Fortunatamente (?) mi è capitato di vedere un incontro della “Liga Uruguaya” tra Club Atletico Aguada e Atenas. Per chi osserva con occhi europei, il clima appare fin da subito irreale: si gioca su di una superficie difficilmente avvicinabile al concetto di parquet nel senso classico e dalla combinazione di colori decisamente improponibile (un paio di tonalità di marrone, sezioni verdi-rosse in onore ai colori sociali, più strisce arancioni, bianche, blu e gialle); le luci sembrano un (bel) po’ bassine e difficilmente credo sia colpa del collegamento video tra due continenti così distanti; il lancio dei rotoli di carta, che sta ad indicare l’importanza emotiva del match, probabilmente un derby, è tutt’altro che breve e ricorda una scena del film “300” in cui il cielo si oscura a causa delle frecce sparate dai persiani in direzione di Leonida e dei suo valorosi spartani (che cuore, ragazzi!); le curve, “calienti” in pieno stile sud americano, sono protette da reti che rimandano e fanno decisamente pensare alle gare di ”handball”: infatti il palazzetto non è quello ufficiale (Estadio Aguatero: 3738 posti di capienza), come deduco da una breve ricerca sul web, ma è il rinomato Cilindro Municipal di Montevideo (circa 18000 seggiole a disposizione), sostanzialmente il fulcro dello sport indoor uruguagio e luogo maggiormente idoneo per ogni big match degno di tal nome. Insomma, l’Nba e gli Stati Uniti sono solo lassù ma qui è un altro mondo.




Dopo poco intravedo i due quintetti e subito mi viene da pensare ai giocatori uruguaiani che hanno fatto fortuna dalle nostre parti: il non entusiasmante Mauricio Aguiar (pescato da Biella quando era ancora membro dell’Atletico Cordon, poi tanta Legadue con Sassari, Novara, Livorno e da due stagioni a Cremona, con cui ha conquistato la promozione nella massima serie sotto il nome di Soresina), Esteban “La Bestia” Batista (clamoroso rimbalzista, e non molto altro, originario di Montevideo come Aguiar, primo giocatore uruguagio di sempre a vestire una casacca Nba, Atlanta Hawks nello specifico, ed in seguito girovago in Europa tra Maccabi, Triumph Lyubertsy e attualmente Fuenlabrada) e soprattutto Nicolas Mazzarino, il “Cardinale” per dirla alla Casalini, il “Capitano” per tutti a Cantù (natìo di Salto, cresciuto cestisticamente nella capitale, transitato per tre stagioni a Reggio Calabria dove ha attirato la stima di Bruno Arrigoni che l’ha voluto in Brianza per le sue caratteristiche di tiratore favoloso, difensore dal cuore infinito e leader innato). Una mezza idea mi sobbalza sempre nella capoccia: chissà che tra i compatrioti dei suddetti tre che si preparano a disputare l’incontro non sbuchi un “neo-Mazza”.




La gara quindi prende il via. Difficile fare un confronto tra il livello italiano e quello locale (siamo forse ad una Legadue di medio-basso livello?), ma è evidente come tutto ruoti intorno al doppio straniero (in questo caso solo statunitensi) e al tiro da 3: ogni personaggio sul campo è un potenziale tiratore e chi ha spazio non ci pensa più di un decimo di secondo a prendersi una “trrrrrrriple”. Unica eccezione è il play dell’Atenas, Daniel Rivero, che al termine sarà l’assoluto protagonista di serata (30 e 9 falli subiti) e che intanto varia notevolmente le soluzioni, mettendosi sì in proprio ma andando anche sovente in area dai due lunghi USA (Will Caudle, da Xavier, buono in attacco, 20 alla fine, ma poco propenso ad andare a rimbalzo, 2 totali; e tale Elgrace Wilborn da Western Kentucky, l’esatto opposto del collega, 14 “rebotas” alla sirena più 4 stoppate, ma in ogni caso possessore di un nome, a mio parere, rasentante l’inimmaginabile e che conferma la clamorosa fantasia in dote agli abitanti di quel pianeta chiamato Stati Uniti). Qualche giocatore spicca per doti fisiche non esattamente da culturista e c’è pure un rosso che assomiglia in tutto e per tutto a Brian Scalabrine di Boston, differenziandosi solo per la mancanza della fascetta tergisudore in fronte (cosa che gli avrebbe regalato qualche stellina in più alla voce “idolo”): il Brian “de noantri” però non si vede quasi mai e le sue comparsate arrivano quasi esclusivamente al termine dei time-out dove, padrone della scena, è sempre inquadrato in procinto di assettarsi. Ci sta pure questo.




Sul finire della seconda frazione, con l’Atenas in discreto controllo, si sveglia il dominatore statistico della Liga: mister Kyle Lamonte, guardia sull’1.90 da Southern Miss che fino a questa gara ne metteva 30.9 ad allacciata di scarpe con 38 di valutazione media. In un amen Lamonte (trentello d’obbligo al termine) infila due bombe che fanno il paio con quella del play Francisco Cabrera: il telecronista, impazzito, urla a squarciagola (“TRRRRRRRRRRRRRRRIPLEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE”) come ogni buon commentatore ispanico dopo un goal in una partita di calcio; i due realizzatori esultano in stile Tardelli ed il sorpasso+allungo è servito. Tuttavia, sulla sirena precedente l’intervallo lungo, l’aletta Pablo Clerici (il metronomo di squadra) infila in torsione i tre pezzi del -2: niente coreografiche esultanze, non si sa mai, meglio non rischiare…




I restanti 20’ scorrono sui binari dell’equilibrio, fin quando Rivero e Caudle, ad 1’ e mezzo dalla sirena finale, non costruiscono un mini break capace di spingere “les alas negras” ad un decisivo +4. Di lì in poi, i viaggi in lunetta del play e i problemi di Lamonte a costruirsi un tiro, chiudono definitivamente il match, facendo così coincidere l’aggancio alla vetta dell’Atenas con la chiusura di una serie di sette vittorie consecutive da parte dell’Aguada. Terminato l’incontro la curva ospite ci va di invasione di campo, entusiasta e pacifica, neanche fosse una gara 7 di finale. Il telecronista conclude, discretamente mogio e con la voce che va e viene, la telecronaca, dando appuntamento al prossimo turno di campionato (nota personale: adesso però non esageriamo… ).


E’ tempo di staccare, anche se in fondo già un paio di ore prima mi ero schiodato dalla monotonia del “nostro” mondo. Mi si stanno chiudendo gli occhi ma ancora penso che come il basket proprio non ce n’è: eh si Phil (Jackson ndr), “more than a game”.


P.S.


Nella Liga gioca anche l’ex scafatese Dillon Sneed (19+11 al Defensor Sporting Club)… Comunque non indimenticabile nel suo soggiorno in Italia.

Ah dimenticavo:

253lbs / 115kg
Born: Feb.26, 1982
Full name: William Oneal Caudle
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Outlook:
He is a strong inside player with nice hands and a good shooting touch. He is extremely athletic and can get to the hoop off the dribble. He goes by the nickname of Big Will. Caudle is tough as nails. During a game in high school, he shattered a backboard and cut his hand. After getting it taped up, he went right back into the game with about 20 glass cuts all over his hands. Bob Wenzel of ESPN had this to say about Will: “Caudle plays hard.
He is a very enthusiastic guy. It’s hard to find that in big people sometimes. He is physical, gets after it and plays 100% on every play.”


Kyle Lamonte

Height/Weight: 6-3/185 Hometown: Davenport, Iowa

College: Marshalltown CC; Southern Miss Position: Guard

Overview
A junior college transfer who could battle for time at the point guard position ... Also has the versatility to play in the shooting guard slot ...
A good defender who utilizes his size and strength to be physical ... An aggressive player who can rebound the ball well.

Junior College:
A two-year standout for Coach Denny Aye at Marshalltown Community College ...
Led the team to a 25-9 record as a sophomore ... Averaged 9.9 points and a conference-leading 4.4 rebounds per game ... Also had 1.6 steals per game ... Tabbed as an NJCAA Region XI Honorable-Mention selection.

Prep:
Averaged 16.5 points per game for Coach J.D. Rios at Davenport North Prep ... Also averaged 5.5 assists, five rebounds, and 1.5 steals per game ... Helped lead the team to a 13-12 record and an appearance in the Iowa High School Athletic Association state tournament, advancing to the quarterfinal round ... Named second team all-conference and all-district ... Participated in the Iowa vs. Illinois All-Star game ... Earned three letters in basketball.

Personal:
Son of Melvin and Barbara Williams ... Majoring in coaching and sports administration ... Born Sept. 7, 1984.

“Kyle probably could have scored over 25points per-game in the ESL event but he picked his spots perfectly and looked more like a leader. He is a very athletic combo guard who can do it all and has the talent to play at the highest level in Europe.” – Eurobasket.com