- Ora parliamo di due libri sorti dalla maestria di un medesimo autore: Christian Giordano. In collaborazione con il grande Ricky Morandotti e la sua collana “Libri di Sport”, ha pubblicato dapprima una biografia intitolata Michael AIR Jordan (1999) ed in seguito ha dispensato lezioni di storia cestistica con Centodieci storie di basket: Grazie, Dottor Naismith! (2001).
Il volume riguardante Sua Maestà è stato anche il primo libro sulla pallacanestro che io abbia letto per intero. Avevo 11 anni all’epoca, MJ aveva da poco regalato al mondo THE SHOT versione 1998 (quello originale infatti non è nemmeno il famoso “Here's Michael at the foul line, the shot on Ehlo...good! The Bulls win!”, anno 1989 vs Cleveland, ma il canestro vincente della finale NCAA 1982 tra UNC e Georgetown) e ai miei occhi nessun altro si poteva nemmeno avvicinare al numero 23. Grazie all’attuale redattore di Sky Sport 24, invece, ho avuto la possibilità di conoscere Jordan sotto ogni sua veste e di venire finalmente a pieno contatto con quel mondo di cui MJ faceva parte.
Ogni nome nuovo che incontravo nella lettura diveniva automaticamente punto di partenza per una nuova ricerca e se magari di Patrick Ewing o Karl Malone qualcosa già sapevo in maniera approfondita, del “santone” Dean Smith, ad esempio, non possedevo grandi notizie, se non qualche ricordo sparso di frasi pronunciate durante le telecronache degli incontri su Tele +. E’ stato dunque una sorta di primo bacio, il mio primo vero impatto con la letteratura cestistica, difficile da scordare soprattutto per la grande capacità dell’autore di rapire l’attenzione del lettore: Giordano non sarà uno scrittore-artista come Buffa, ciononostante ha la meravigliosa capacità di raccontare senza mai annoiare, facendo scorrere le parole una dopo l’altra in una sinfonia unica, simile nel risultato al lavoro degli incantatori di serpenti.
Del 23 inoltre è anche difficile riportare perché si rischia di cadere nel banale, nel “già detto mille volte”, ma non è certo il caso del “nostro”: quando un paio di anni dopo infatti mi tornò la voglia di riassaporare il mito di Sua Maestà, la lettura fu di nuovo tutta d’un fiato. Questa seconda volta poi riscoprii un particolare a cui nella prima diedi poco credito: il Jordan “behind-the-scenes” [La virgolettatura è presa dall’edizione americana del The Jordan Rules di Sam Smith, libro che considero come una sorta di approfondimento della biografia di MJ, raccontato in questo caso soprattutto dal punto di vista dell’uomo anche, se non soprattutto, con tutte le sue debolezze (“an intense, fascinating portrait of the incomparable Michael Jordan”)]. Alla resa dei conti dunque, una biografia degna della grandezza di Michael Jeffrey Jordan.
Ecco un estratto dalla presentazione dell’opera:
“Nessuno avrebbe mai potuto immaginare che un ragazzino di campagna del North Carolina, che a 15 anni non faceva nemmeno parte della prima squadra del suo liceo, sarebbe diventato la massima icona dello sport mondiale. Di tutti gli sport, di ogni tempo, di qualsiasi Paese.
Un uomo che non sembra più essere tale. Un mito che cammina, una macchina da soldi senza precedenti. Un giocatore sensazionale per il quale, da anni, non esistono più aggettivi né iperboli atte a descriverlo. Un atleta che ha saputo trascendere gli angusti confini dello sport, del tifo, della razza. Per tutti, ormai, è solo e semplicemente “Michael”. Il cognome è diventato superfluo.”
La successiva fatica di C.G. (un regalo per le 110 candeline spente nel 2001 dal Basket USA) è invece un viaggio nella storia della pallacanestro dalle sue origini, anno di grazia 1891, attraverso le molteplici rivoluzioni (Angelo “Hank” Luisetti e l’invenzione del “jump shot”, Danny Biasone e l’idea dei 24”), fino a squadre, giocatori e personaggi che hanno reso questo Gioco, il più bello e divertente al mondo. Ogni episodio, appassionante, divertente e a volte ai limiti dell’incredibile, racchiude l’essenza del basket a stelle e striscie, che da sempre convoglia mistero e leggenda sotto lo stesso tetto. A mio parere, un libro indispensabile per chi ama questo meraviglioso Sport.
Ecco un estratto dalla prima storia della “Parte Prima”:
James Naismith, l’inventore del basket : “Il Gioco del Dottore”
“A differenza del baseball, il cui inventore è ancora oggi argomento di discussione, il basket fu indiscutibilmente la creazione di un solo uomo, il dottor James Naismith. L’invenzione risale al lontano 1891 e, secondo alcuni, fu ispirata dall’antico gioco del pok-ta-pok, diffuso fra gli indiani Maya. Il pok-ta-pok consisteva nel far passare una piccola “palla” attraverso un cerchio di pietra appeso a una parete di roccia. Naismith però ha sempre negato d’essersi in qualche modo ispirato al gioco centroamericano. E’ più probabile che l’idea derivi, almeno in parte, dal Duck On A Rock, un gioco che si fa da bambini in America: i ragazzini provano a buttare giù dalla cima di un masso un sasso delle dimensioni di un pompelmo tirandogli contro dei sassolini più piccoli.
Ancora oggi pochi sanno che l’ideatore di questo grande sport americano era un… canadese […]”